SI RIPRODUCE INTEGRALMENTE L'ARTICOLO DI EUTEKNE SULLA VICENDA.
Levata di scudi di commercialisti e avvocati contro le recenti dichiarazioni di Federico Cafiero De Raho. Intervenendo la scorsa settimana al congresso nazionale dei notai, il Procuratore nazionale antimafia ha sottolineato che solo questi ultimi hanno la sensibilità per interrompere i circuiti illegali e che gli altri professionisti dovrebbero prendere esempio, trovando il coraggio di dire no a certe partecipazioni e certi atti (si veda “La cultura della legalità non è esclusiva dei notai” del 9 novembre).
Parole che hanno provocato prima la reazione di ADC e ANC, affidata a una nota stampa alla quale si sono aggiunte, ieri, quelle del Consiglio nazionale dei commercialisti e dell’Unione giovani, oltreché del Consiglio nazionale forense.
“I commercialisti italiani – ha spiegato Massimo Miani – sono in prima linea nella battaglia per la legalità. È bene ricordarlo sempre, specie quando affermazioni come quelle del Procuratore nazionale antimafia sembrerebbero non riconoscere questo impegno in egual misura a tutte le professioni italiane”.
Secondo il Presidente del CNDCEC, quando si parla di impegno contro l’illegalità, vanno “evitati ragionamenti che potrebbero lasciare intendere che esisterebbero di fatto professioni di serie A e professioni di serie B”. Anche perché “ogni realtà, non certo solo quelle rappresentate dagli Ordini professionali, ha al suo interno delle mele marce” e “sparare nel mucchio è inutile e dannoso”.
Miani: “Sparare nel mucchio è inutile e dannoso”
Miani ha ricordato anche il lavoro comune fatto tra Consiglio nazionale e la stessa Direzione nazionale antimafia in merito alla gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata e l’impegno per la piena applicazione del Codice Antimafia. “Più in generale – ha concluso – i commercialisti sono fortemente impegnati sul fronte dell’etica, della disciplina e delle sanzioni. Una strada sulla quale di certo proseguiremo con convinzione e intransigenza, anche se è importante sottolineare come troppo spesso i media qualifichino come commercialisti implicati in reati di vario tipo soggetti che in realtà non sono iscritti ai nostri albi”.
L’Unione giovani ha invece posto l’accento sull’incoerenza di alcune dichiarazioni del Procuratore Cafiero De Raho, passato dall’opposizione all’emendamento che avrebbe concesso anche a commercialisti e avvocati la possibilità di autenticare cessioni e affitti d’azienda (in quanto “strutturalmente di parte e non soggetti al controllo pubblico”) alla proposta di assegnare alla categoria la qualifica di pubblico ufficiale, riconoscendone “l’affidabilità indiscussa”.
“Il procuratore – ha commentato Daniele Virgillito, Presidente dell’UNGDCEC – modella le sue considerazioni a seconda del proprio interlocutore”. Citando il sociologo Zygmunt Bauman ha aggiunto che “sarebbe utile decidere se schierarsi con la liquidità tipica degli individui pronti a modellare sé stessi e le proprie idee a seconda dell’interlocutore oppure con la solidità di chi ostinatamente crede nelle istituzioni che rappresenta. La liquidità delle sue affermazioni mette a rischio la credibilità stessa dell’istituzione che rappresenta”.
In serata anche la nota del Presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, che ha invitato Cafiero De Raho a esprimersi “con il massimo rispetto e considerazione” quando fa riferimento alle professioni legali. “Le affermazioni del Procuratore nazionale antimafia – ha spiegato Mascherin – si prestano a diverse interpretazioni, di certo però difettano di un riconoscimento a tutti quei professionisti che esercitano con scrupolo e rigore morale la propria attività, come gli avvocati, ma non solo. Dire che costoro sono la grande maggioranza è dire poco, in realtà sono la quasi totalità e le eccezioni negative sono pochissime, come in tutte le categorie, nessuna esclusa”.
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