1. Che tipi di tamponi si possono fare?
Molecolari: li fanno i laboratori autorizzati dalla regione su prescrizione ASL o medico di base; sono quelli ufficiali e maggiormente affidabili, ma richiedono diverse ore per il risultato. Il medico competente, al momento, può prescriverlo ma i tempi di prenotazione sono molto lunghi in quanto i laboratori devono garantire al sistema sanitario regionale la precedenza. Antigenici rapidi: li fanno professionisti sanitari e farmacie anche senza impegnative; sono meno attendibili ma più rapidi (15-20 minuti); il tampone rapido non è a carico del sistema sanitario regionale ed ha un costo dai 40 euro in su.
2. Chi è un contatto stretto di un caso (persona) positivo?
L'ASL considera contatto stretto con un caso positivo se, in un lasso temporale che va dalle 48 ore prima che il caso positivo abbia manifestato i primi sintomi o, se asintomatico, dalle 48 ore prima dell'effettuazione del tampone risultato successivamente positivo, fino ai 14 giorni successivi: si è stati per più di 15 minuti, a meno di due metri di distanza, entrambi senza mascherina o senza protezioni; si hanno avuto contatti fisici (es. stretta di mano); si è conviventi;
si ha viaggiato insieme seduti in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti.
I contatti stretti presentano un'alta probabilità di contagio, rispetto ai contatti casuali.
3. Cosa deve fare un contatto stretto di un caso (persona) positivo?
Un contatto stretto di persona con infezione da SARS-CoV-2 confermato e identificato dall'ASL se non presenta sintomi:
- deve osservare un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso (persona); se terminato tale periodo non ha manifestato sintomi può rientrare in comunità senza restrizioni oppure
- deve osservare un periodo di quarantena di almeno 10 giorni dall’ultima esposizione al caso e all'ultimo giorno fare un tampone: in caso di esito negativo, può rientrare in comunità senza restrizioni.
Se presenta sintomi o insorgono durante la quarantena:non si deve allarmare; deve avvisare il medico, che probabilmente prescriverà il tampone per verificare l’eventuale positività.
4. Cosa è la quarantena
La quarantena deve essere osservata dai contatti stretti di un caso positivo e si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione del virus, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi.
La quarantena finisce:
a) per chi non ha manifestato sintomi, entro 14 giorni o dopo 10 giorni se, l’ultimo giorno, viene fatto tampone con esito negativo;
b) per chi ha manifestato sintomi e ha contattato il medico per una valutazione clinica e diagnostica, secondo le relative indicazioni;
c) per chi ha manifestato sintomi ma o il medico non è stato raggiunto o non sono state fornite indicazioni, la quarantena prosegue e il conteggio riparte da zero e decorre dai primi sintomi:
c.1) occorre aspettare almeno altri 7 giorni di auto-isolamento dalla comparsa dei sintomi più 3 giorni senza sintomi (non considerando fra i sintomi anosmia [perdita olfatto] e ageusia/disgeusia [perdita gusto o gusto alterato], che possono avere una prolungata persistenza nel tempo); al 3° giorno senza sintomi, si può fare un tampone e, in caso di esito negativo, si può rientrare in comunità terminando la quarantena oppure
c.2) in assenza di tampone, occorre aspettare fino al 21°giorno dalla comparsa dei sintomi, dopodiché si può rientrare in comunità
5. Cosa deve fare un contatto stretto di un contatto stretto di un caso (persona) positivo?
Non è prevista quarantena, né l’esecuzione di tampone nei contatti stretti di contatti stretti cioè ove non vi sia stato nessun contatto diretto con il caso positivo confermato, a meno che il contatto stretto del caso non risulti successivamente positivo ad eventuali test diagnostici o nel caso in cui, in base al giudizio dell'ASL, si renda opportuno uno screening di comunità. Esempio: se il mio compagno di appartamento è entrato in stretto contatto con una persona positiva, io non devo fare la quarantena e non devo fare alcun tampone. Se però, successivamente, il mio compagno di appartamento risultasse positivo, allora diventerei contatto stretto di un caso positivo (vedi punto 3)
6. Cosa deve fare chi risulta positivo al tampone?
Chi risulta positivo al tampone, se il caso è tracciato, viene messo in isolamento dall'ASL; in assenza o ritardo del tracciamento, la persona deve auto-isolarsi; in ogni caso, l’isolamento richiede la sua separazione dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione, secondo queste situazioni: - casi positivi asintomatici = 10 giorni di isolamento dalla comparsa della positività. Al 10° giorno posso fare un tampone (dovrebbe essere quello molecolare) e, in caso di esito negativo, si può rientrare in comunità. oppure - casi positivi sintomatici = almeno 7 giorni di isolamento dalla comparsa dei sintomi+ 3 giorni senza sintomi (non considerando fra i sintomi anosmia [perdita olfatto] e ageusia/disgeusia [perdita gusto o gusto alterato], che possono avere una prolungata persistenza nel tempo). Al 3° giorno senza sintomi, si può fare un tampone (dovrebbe essere quello molecolare) e, in caso di esito negativo, si può rientrare in comunità. - casi positivi a lungo termine = in assenza di sintomi da almeno una settimana, possono interrompere l'isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi anche se continuano a risultare positive al test molecolare (tampone).
7. Cosa deve fare il datore di lavoro, in caso di lavoratore positivo?
Se un lavoratore/collaboratore risultasse positivo, il datore di lavoro, anche in attesa di eventuali provvedimenti dell’ASL, è chiamato a:
1) invitare il caso ad auto-isolarsi in isolamento (punto 6);
2) verificare se l’ultimo accesso in azienda è avvenuto entro 72 ore dall’insorgenza dei sintomi o, se asintomatico, dall’effettuazione del tampone: in caso affermativo, deve far sanificare la postazione del caso e i luoghi aziendali condivisi in cui può essere stato; 3) verificare i potenziali contatti stretti e: a. avvisarli senza violare la riservatezza del caso positivo, invitandoli ad auto-isolarsi in quarantena (punti 3 e 4); b. organizzare il lavoro per queste persone in remoto (smart working); 4) proteggere i lavoratori fragili. Non è necessaria la sanificazione delle altre postazioni di lavoro e non è necessario cessare l’attività lavorativa in presenza, a meno di conclamato focolaio interno all’azienda, cioè quando il contatto avviene da un collega all’altro.
8. Cosa deve fare il datore di lavoro, in caso di lavoratore contatto stretto di caso positivo?
Se un lavoratore/collaboratore risulta contatto stretto di caso positivo, il datore di lavoro, anche in attesa di eventuali provvedimenti dell’ASL, deve: 1) invitare il contatto stretto ad auto-isolarsi in quarantena (punti 3 e 4); 2) organizzare il lavoro in remoto (smart working);
3) proteggere i lavoratori fragili. Non è necessaria la sanificazione della postazione del contatto stretto di caso positivo.
9. Cosa deve fare il datore di lavoro, in caso di lavoratore contatto casuale di caso positivo?
Se un lavoratore/collaboratore risulta contatto casuale di caso positivo:
1) il datore di lavoro deve proteggere i lavoratori fragili;
2) il datore di lavoro può invitare il contatto casuale a non allarmarsi in quanto la probabilità di contagio è bassa e non è necessario effettuare alcun tampone;
3) non è necessario sanificare la postazione del contatto casuale;
4) non è necessario organizzare il lavoro per questa persona in remoto (smart working).
da informativa Ordine Dottori Commercialisti Torino
Ultimo aggiornamento: 28 ottobre 2020
Studio Aiassa
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